Manuel Bortuzzo agli aggressori: “Non meritate la mia rabbia”

“Non meritano la mia rabbia. Sono sicuro che tornerò a camminare”. Sono alcuni passaggi dell’intervista che Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto colpito alla schiena dagli spari di Daniel Bazzano e Lorenzo Marinelli a Roma, ha concesso a Federica Angeli di Repubblica dal letto di ospedale. La giornalista vive da anni sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia a Ostia e ha scritto anche dei due assalitori, delle loro risate dopo gli spari, dell’urlo “questa piazza è nostra” con cui hanno voluto sfidare la camorra per lo spaccio di droga nella Capitale. Oggi dà voce a Manuel, alla sua volontà di ferro che lo porterà, dice, a camminare di nuovo e soprattutto al suo desiderio di non cedere alla rabbia.

La giornalista ha raggiunto il 19enne in ospedale dove è ancora ricoverato dopo l’agguato. La prima cosa che vuole fare una volta lasciato il reparto sarà stare “un’ora col volto al sole”, a sentire il suo calore e la luce.

Manuel dice di essere stato fortunato, che “in fondo poteva anche andare peggio”, che quella sera poteva anche morire ma che si lascerà tutto alle spalle e tornerà a camminare.

Il 19enne ripercorre quella sera di otto giorni fa, il compleanno di un’amica, lui e la fidanzata Martina a piazza Eschilo, le auto della polizia e la decisione di comprare delle sigarette a un distributore automatico e poi lo scooter nero. I due aggressori “schiena contro schiena”, senza casco, a viso scoperto perché tutti vedessero chi era a sparare, poi i colpi e il buio.

“Quei due che mi hanno sparato non li avevo mai visti prima nella mia vita, ma i loro volti li ho stampati davanti agli occhi, tanto che quando mi hanno fatto vedere la loro foto non ho avuto dubbi: sono proprio i due che hanno arrestato”, conferma il giovane alla giornalista, riferendosi a Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, ora agli arresti.

Ora Manuel vuole pensare solo a guarire e nelle sue parole non c’è rabbia perché i due assalitori “non la meritano” perché “sono già sfigati di loro a vivere in un ambiente del genere”.

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