Manovra, Draghi e sindacati al braccio di ferro: alta tensione sul nodo pensioni

Equilibrio precario nel terreno del confronto tra Mario Draghi e i sindacati sulla manovra prossima ad approdare in Consiglio dei ministri. Il nodo pensioni è al centro del braccio di ferro tra le parti, in un clima che si sarebbe velato di tonalità incandescenti all’esito dell’incontro tra il premier e le sigle sindacali. Sul piatto lo scoglio del superamento del meccanismo Quota 100 e lo spettro del ritorno alla legge Fornero, che apparirebbe oggi più concreto a 24 ore dal passaggio in Cdm.

Scontro Draghi – sindacati sulla manovra, il premier lascia il tavolo

Un percorso di cambiamento “graduale”, secondo il presidente del Consiglio, che non soddisfa Cgil, Cisl e Uil. A Palazzo Chigi la tensione si sarebbe fatta materia ingombrante durante il tavolo in vista del varo della legge di Bilancio.

A complicare il confronto, secondo un resoconto dei lavori riportato dall’Ansa, l’uscita di scena prematura del premier che, dopo circa 2 ore, avrebbe lasciato la riunione “per un altro impegno” affidando le redini ai ministri del suo esecutivo, Franco, Orlando e Brunetta,

Sindacati valutano la mobilitazione dopo la fumata nera a Palazzo Chigi

Il bilancio della trattativa, tracciato dai sindacati, appare in chiaroscuro: di accordo sul futuro imminente del sistema previdenziale non c’è traccia, nessuna intesa sulle pensioni né su altri temi scottanti quali ammortizzatori sociali e taglio delle tasse. Mentre all’orizzonte si staglia imponente l’ombra della mobilitazione.

Luigi Sbarra (Cisl) ha parlato di “grandi squilibri per effetto del mancato dialogo con le parti sociali“, con un ritratto che dipinge le misure in campo come “largamente insufficienti sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali e per la non autosufficienza“. Sulla stessa linea viaggiano le posizioni di Pierpaolo Bombardieri (Uil) e Maurizio Landini (Cgil), secondo cui “non è una riforma degna di questo nome“.

Per questo, se le condizioni sul nodo pensioni dovessero confermarsi tali, i sindacati valutano uno sciopero generale. Nell’ottica del Governo, la fase “transitoria” dell’era post Quota 100 avrebbe il crisma della gradualità, con un meccanismo che progressivamente andrebbe a cancellare completamente lineamenti e sostanza della misura. Ma tutto è ancora troppo fluido perché si scongiuri il rischio di una mossa sbagliata.

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