Gli aerostati, l’ultimo romanzo di Amélie Nothomb, e il potere della lettura

La trama del romanzo è semplice e apparentemente lineare: Ange, giovane studentessa di filologia a Bruxelles, viene assunta da Grégoire Roussaire per aiutare il figlio Pie a superare gli esami di maturità.

Ma come accade spesso nei suoi romanzi, anche ne Gli aerostati, ultimo romanzo di Amélie Nothomb edito da Voland, è nelle pieghe delle pagine che si nasconde la verità, quella verità che la scrittrice porta alla luce con uno stile unico che sa rendere al tempo stesso la tragedia e l’ironia della vita umana.

La coinquilina di Ange, Donate, ha solo tre anni più della protagonista ma una infinità di assurde manie in più: non si possono spostare le zucchine nel frigorifero, non si può stendere il bucato, non si può lasciare lo shampoo aperto.

Una convivenza a tratti ridicola che non fa che alimentare in Ange la convinzione che Virginia Woolf avesse proprio ragione: è vitale avere una stanza tutta per sé.

Anche la casa in cui la protagonista si reca per dare lezioni a Pie è avvolta da qualcosa di ambiguo e fastidioso: il padre Grégoire spia le lezioni del figlio attraverso un finto specchio del suo studio; la madre passa le giornate a collezionare virtualmente ceramiche e ad ammirare le foto dei suoi acquisti.
Solo Pie, perso nei suoi sedici anni, sembra rendersi conto della trappola in cui rischia di finire: risucchiato dall’esistenza assurda dei genitori e con un destino altrettanto assurdo davanti.

Il grido di aiuto di questo ragazzino (Mi insegni a vivere. Ne ho talmente bisogno) viene accolto da Ange che gli fa scoprire il miracolo della lettura, lo porta al luna park, passeggia con lui in una delle foreste più belle d’Europa. Anche lei però non è pienamente consapevole di cosa sia “vivere” (conosce e riconosce la vita che palpita tra le pagine di un libro, ma i rapporti sociali non sono il suo forte). Soprattutto ignora quanto le sue lezioni incidano profondamente e tragicamente su Pie.

E così, mentre Pie impara la vita attraverso Omero, perché ogni romanzo è o un’Iliade o un’Odissea, e riconosce in La metamorfosi di Kafka la feroce sorte riservata all’individuo contemporaneo, anche qualcos’altro inizia a covare dentro di lui …

Però devi ammettere che anche fra i Greci ci sono elementi interessanti. Ulisse, per esempio.

Ulisse? Quel verme! Il famoso tranello del cavallo di Troia è un’infamia!

Timeo Danaos et dona ferentes.

Sì, appunto. Approfittarsi della credulità deli altri, fingere una tregua: il suo Ulisse mi dà il voltastomaco.

È la guerra.

E allora? Mica è lecita ogni cosa, in guerra!

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