Fernanda Pivano, le frasi celebri

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L’eredità culturale di Fernanda Pivano – dalle frasi celebri, ai libri, alle traduzioni – costituisce un patrimonio importantissimo per la cultura italiana del Novecento. Scrittrice, giornalista e saggista, a ‘Nanda’ (com’era affettuosamente chiamata) va il merito di aver tradotto e divulgato in Italia le opere della letteratura americana contemporanea, in particolare quelle della Beat Generation di autori come Ginsberg, Kerouac, Burroughs e Bukowski. Allieva di Cesare Pavese e traduttrice italiana ufficiale di Ernest Hemigway, la Pivano fu animata, durante la sua lunga e prolifica carriera, da curiosità e grande passione per la letteratura, cosa che le permise di incontrare, spesso diventandone anche amica, quei poeti e scrittori che tanto voleva far conoscere in Italia. In occasione dei cento anni dalla nascita, ecco l’omaggio di Nanopress a Fernanda Pivano: una breve selezione delle sue frasi più celebri, per ricordare una delle figure più importanti del panorama culturale italiano.

Fernanda Pivano (Genova, 18 luglio 1917 – Milano, 18 agosto 2009) è conosciuta soprattutto per aver divulgato, in Italia, molte delle opere della letteratura statunitense contemporanea. Il suo metodo, basato sulla conoscenza diretta degli scrittori e sull’indagine storica e sociale dei fenomeni letterari cui appartenevano (vedi, appunto, la Beat Generation), le consentì di affermarsi tra gli esponenti di spicco della letteratura e dell’editoria italiana del Novecento, diventando amica di scrittori come Burroughs, Keruac e Ferlinghetti e di artisti come Fabrizio De Andrè.

Proprio con il compianto cantautore, Nanda instaurò un rapporto di grande stima ed amicizia, che li portò a collaborare per la stesura di un celebre album – Non al denaro, non all’amore né al cielo – che Faber ‘costruì’ prendendo spunto dalle traduzioni che la Pivano fece, negli anni Quaranta, dell’Antologia di Spoon River.

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Molte delle frasi celebri di Fernanda Pivano sono tratte dai suoi libri o sono commenti che la stessa scrittrice fece, a suo tempo, su autori e opere da lei stessa redatte o tradotte. Come l’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters, che la Pivano lesse per la prima volta quand’era al Ginnasio grazie ai consigli di Cesare Pavese (all’epoca suo supplente d’italiano):

‘Ero una ragazza quando ho letto per la prima volta Spoon River: me l’aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c’è tra la letteratura americana e quella inglese’.

‘Pavese voleva che leggessi Addio alle armi per farmi capire la differenza tra la letteratura inglese e quella americana. Gli altri libri che mi lasciò quella sera con questa intenzione furono l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, l’Autobiografia di Sherwood Anderson e i Fili d’erba di Walt Whitman’.

E ancora:

‘Era superproibito (l’Antologia di Spoon River, ndr) quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare […], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto’.

Per la traduzione di Addio alle armi, di Ernest Hemigway, Fernanda Pivano venne addirittura arrestata: per il regime fascista, infatti, il contenuto dell’opera era lesivo per l’onore delle Forze Armate, per la descrizione della disfatta di Caporetto e per l’antimilitarismo di cui è palesemente intrisa. Il libro, tradotto nel ’43, venne pubblicato in Italia solo nel ’49. Queste le parole di Fernanda Pivano su Hemigway:

‘Mi prese per mano, mi condusse alla sua tavola, mi fece sedere accanto a sé e mi disse in quel suo bisbiglio così difficile da capire finché non ci si era abituati: «Raccontami dei Nazi». Fu l’inizio di un’amicizia che non finì mai, perché la mia devozione continuò anche dopo la sua morte’.

Sempre su Hemingway:

‘Ernest Hemingway, pochi giorni prima di spararsi in bocca, mi aveva chiamata e mi aveva detto: «Non posso più bere, non posso più mangiare, non posso più andare a caccia, non posso più fare l’amore. Non posso più scrivere». La morte di cui Hemingway aveva condensato la tragedia della sua vita e aveva fatto visualizzare i molti piccoli preavvisi, le impalpabili previsioni, a chi lo aveva conosciuto; ma il dolore, l’ orrore, lo spavento per il vuoto in cui ci aveva gettato ci aveva colti lo stesso di sorpresa’.

Tra le frasi celebri di Fernanda Pivano, anche il commento che la scrittrice fece a proposito di Walt Whitman, grande poeta americano e autore della celeberrima raccolta di versi Foglie d’erba:

‘Centocinquant’anni sono passati da quando questo ragazzaccio scamiciato, col cappello da cowboy, fascinoso di un’ambigua bellezza, giornalista e tipografo, figlio di un falegname, detestato dai professori e adorato dai ragazzi del suo tempo, capace di abbracciare tutti e di lasciarsi abbracciare da tutti, ricco di un vibrante ritmo americano, diretto e sincero, capace di affrontare il problema della situazione del Nuovo mondo, ha pubblicato a sue spese un libretto piccolino chiamandolo Leaves of Grass (Foglie d’erba). Questo ragazzaccio, capace in una ventina di anni di diventare il poeta più importante della letteratura americana di tutti i tempi, quel suo po’ di educazione rudimentale l’ha ricevuta nei sei anni che ha frequentato la scuola pubblica, cominciando nel 1825 e finendo a undici anni, quando si è impiegato come fattorino in un ufficio di avvocati’.

‘Si dice che Fabrizio sia il Dylan italiano, perché non dire che Dylan è il Fabrizio americano?’
(Premio Tenco 1993, parlando della sua amicizia con Fabrizio De Andrè)

‘Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perché ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue’.
(a proposito degli attentati dell’11 settembre)

Infine, ecco una serie di citazioni e frasi celebri tratte dal romanzo di Fernanda Pivano La mia kasbah, ambientato nella Trastevere degli anni Ottanta e pubblicato da Rusconi nel 1988:

‘Se dobbiamo avere dei segreti, lascia che a me restino segreti almeno i pensieri’.

‘Un modello immaginato per una taglia piccola diventa ridicolo su una donna grassa’.

‘Quello che per me è verità, se a lei non sta bene, può essere bugia. Insomma, un’invenzione

‘E’ proprio impossibile varcare il muro della vita privata della gente’.

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