Consiglio Superiore della Magistratura: nuovi membri e composizione

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Nell’ambito del Consiglio Superiore della Magistratura, per ciò che riguarda i nuovi membri e la composizione, sono state ravvisate delle presunte irregolarità. Prima di ogni altro caso, c’è quello di Giovanni Legnini, nominato vicepresidente. Il caso appare piuttosto sospetto o comunque non era mai accaduto prima, in 58 anni di storia, che un membro del Governo (Legnini è sottosegretario all’Economia) potesse arrivare al vertice dell’organo di autogoverno della Magistratura italiana. La sua nomina è perfino avvenuta a larga maggioranza, potendo contare su 20 voti.

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L’altra vicenda è quella che riguarda Teresa Bene, del PD, che era stata nominata dal Parlamento in seduta comune e poi è stata dichiarata ineleggibile dal plenum, che ha constatato come non avesse i requisiti. La Commissione verifica titoli ha ritenuto che Teresa Bene non avesse alle spalle i 15 anni richiesti di esercizio della professione di avvocato. Secondo la Bene, si tratta di una decisione errata e strumentale, che ha violato platealmente i suoi diritti.

I membri togati

Sono già stati eletti i nuovi membri togati, in modo da arrivare ad una composizione rinnovata. I dati mettono in evidenza che è andata bene per l’Area, l’indirizzo delle correnti di sinistra. Buoni i risultati anche per Magistratura Indipendente, il gruppo più moderato. Rispetto alle elezioni precedenti, che si sono svolte nel 2010, le due formazioni politiche riescono a guadagnare un consigliere in più. Area, quindi, passa da 6 a 7 togati e Magistratura Indipendente da 3 a 4.

La situazione non è così felice per Unità per la Costituzione, che passa a 5 consiglieri, perdendone uno. Il giudice più votato è stato Claudio Galoppi, del tribunale di Milano, di Magistratura Indipendente. Già alle primarie che si sono svolte ad aprile era arrivato al primo posto. Per lui i consensi sono stati 792.

Emerge anche un punto fondamentale: il fatto che è stata eletta soltanto una donna. Anche il Premier Renzi è intervenuto sulla questione, affermando che si tratta, comunque, di un dettaglio da non trascurare. Secondo Renzi tutto ciò esprime come il nostro Paese sia ancora molto indietro nel realizzare le pari opportunità. Si è cercato, negli anni, di portare avanti uno sforzo, per fare in modo che le quote rosa in tutti i settori abbiano un posto di primo piano. Renzi ha voluto ricordare come le donne occupano dei Ministeri fondamentali e come metà dell’esecutivo è costituito proprio da rappresentanti delle donne. Per questo il Presidente del Consiglio ha fatto notare come la magistratura, in questo senso, non ha saputo rinnovare se stessa pienamente.

Gli eletti al CSM sono i seguenti: Claudio Galoppi (Magistratura Indipendente), Francesco Cananzi (Unicost), Piergiorgio Morosini (Area), Lorenzo Pontecorvo (Magistratura Indipendente), Massimo Forciniti (Unicost), Lucio Aschettino (Area), Aldo Morgigni (Magistratura Indipendente), Valerio Fracassi (Area), Rosario Spina (Unicost), Nicola Clivio (Area), Luca Forteleoni (Magistratura Indipendente), Luca Palamara (Unicost), Antonello Ardituro (Area), Fabio Napoleone (Area).

Le polemiche

Non sono mancate alcune polemiche, specialmente per l’sms che il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, ha inviato a degli ex colleghi magistrati. Il messaggio invitava a votare per due dei candidati, che fanno parte della lista di Magistratura Indipendente. Secondo Ferri si è trattato soltanto di un suo legittimo impegno a sostegno di amici, che vogliono rappresentare, nell’ambito del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura, la sua categoria professionale. Invece il tutto sarebbe stato interpretato come un tentativo di strumentalizzazione. Cosimo Ferri si è dichiarato stupito di questa situazione, che, secondo il proprio parere, non aveva retroscena o secondi fini.

Su queste vicende è intervenuto anche il Premier, Matteo Renzi, che ha ravvisato una contraddizione: il Presidente del Consiglio è stato piuttosto critico nei confronti dei gruppi organizzati delle toghe e ha dichiarato che da parte della politica si contestano le correnti della magistratura e poi, sempre all’interno dell’esecutivo, si finisce col lasciarsi andare al correntismo più spinto.

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